Ontario Community Newspapers

L’Araldo del Canada, 15 Apr 1933, p. 6

The following text may have been generated by Optical Character Recognition, with varying degrees of accuracy. Reader beware!

f LIE "su/IEE E3ltCDLrfREiii: Diciamo: termini generali, ed insistiamo su questa espressione. Se, infatti, si volesse provvedere, oggi, alla pace del mondo pas- sando in rassegna una quantitix di questioni particolari, grosse e piccole, 1e pit di ca"rattere ter- ritoriale (dal corridoio prussiano a Eupen e Malmédy, dall'Ans- chluss dell'Austria -a Vilma), Ci Si attogherebbe dentro, e intanto 1a pace sarebbe pit; in pericolo che mai. Proprio su quel terre- no 1e tesi delle varie parti Si urtano irreconciliabilmenbe e i eontrapposti nazionalismi rag- giungono il massimo dell'esa- sperazione. Quel Che accorre oggi all'Europa - poiché delyEuropa si tratta innanzi tutto - ie i1 ristabilimento, o forse piuttosto 1a creazione, di un'atmostera di calma, di tiducia, di uguaglianza morale fra 1e varie parti,/ di 1i- bertis da impegni e indirizzi par- tieolaristici, di c-OOperazione ef- fettiva e generale sullo stesso piano. Tutto ei6 tark a pill d'uno yetNtto di essere un po' vago. Si dirk Che 1a pace del mondo non sembra essere stata servita NELL'ATTESA ricca di ansie e di speranze, che dal convegno di Roma e dallo sforzo congiunto di Mussolini e MacDonald la causa della pace del mondo riceva. nelle prossime settimane un impulso decisivo, giova considerare ancora una volta i termini generali del problema. iQFJLY Pagina---? Se si guarda bene, perb, le disillusioni della politica Wilso- niana non provennero semplice- mente dal fatto, Che questa ta- cesse appello a principi generali; ma piuttosto dalla mancata tra- sposizione di puei principi in di- rettive e forze politiche effetti- ve. Dietro il paravento di quei principi generali i vecchi parti- ticolarismi si, affermarono ugual- mente nei trattati di pace e nel- la politica del dopoguerra. E alla Societé Gene nazioni, voluta dall'uomo di state americano, gna passare. In quanto alle potenze minori, chi pensasse a loro come ad una forza di moderazione, di pace, di disinteresse, che dovrebbe farsi valer'e di fronte agli egoi- smi delle grandi potenze, scam- molto efficacemente dai princi- pi generali, che a suo tempo Wilson profuse sui pOpoli. Oc- corre non ricadere nell'errore di Wilson, di credere che I'enun- ciazione di massime astratte e lo sfoggio di buone intenzioni possano risolvere '1 problemi con- creti, c0si ditficilmente comples- si, della vita internazionale..' L'ARALDO DEL CANADA, MONTREAL, 15 APRILE 1933 Una politica di uguaglianza e di solidarietil internazionali, per "tssere veramente politica, e non 1predilcazione morale (Che non é da disprezzare neanche essa, ma _é§ altra cosa, e sta bene in altra Hedge), deve essere fondata sopra un fascio eoncreto di forze in- (d/r/Lil/a/i. La difticoltk estre- ,ma del memento, per l'Europa, 'consiste neI contrasto tra il ca- rattere cosi spiceamente nazio- inale degli stati e il bisogno di jolidarietA, I'intreeeio effettivo dei loro interessi vitali. Guardia- moci bene di parlare di quadra- itura del oimolo: giacché in tal {case non ei sarebbe piis che la speranza disperata di un cata- !clisma, di un sovvertimento ge- inerale da cui esca il nuovo or- dine. Occorreriy invece, prenden- IdQ 1a realté com'é, associare gli lstati pm illuminati, pm disin- lteressati, pifl forti (1a forza é condizione sine qua non) per biere-bbe il desiderio colla ream. Certaimente, vi sono delle po- tenze minori in Europa sineera- mente pacifiche e particolarmen- venne proprio a mancare, tin dal prime momenta, i1 concorso del- YAmeriea: si ebbe, anzi, un pe- riodo d'isotamento de11'America dalla politica europea e societa- ria, Che solo eol tempo si ie an- dato mitigando e trasformando, ma di cui i residui --.r.- psicologi- ci prima ancora Che politioi - sono assai sensibili. Ecco il nucleo vitale di quella che possiamp chiamare 1a tesi Mussolini-Mac Donald sul con- crete necessario delle grandi po- tenze occidentali. Non pub trat- tarsi ni di esautorare 1a Societa delle nazioni, né di metter da parte 1e potenze minori. Si trat- ta di riconoscere, Che 1a Societa delle nazioni, cosi com'essa é oggi, non ha un nucleo direttivo autonomo; cosi come in gene- rale la sua politica é prevalente- mente 1a somma (o 1a sottra- zione) delle politiche dei singoli governi. E neppure le grandi que- stioni, quelle veramente vitali, Si possono risolvere Colk a colpi di maggioranza: Io vietano lo sta- tuto medesimo e la realm. Gli appelli generici alla Societiy delle nazioni, perché risolva questo 0 quel problema, servono a poco. Sempre per la tratila della vo- lontiz dei govemi singoli biso- te aperte a11'idea di una colla- borazione internaziona1e: ad es la Svizzera, l'Olanda, le po- tenze scandinave. Ma non ei vyol molto ad aocorgersi, che son quélle ehe a Ginevra contano meno; queue, che di fatto sono assenti dalla politics internazio- nale. Esse forniscono piuttosto del Iavoro giuridico, tecnico, u- tilissimo eerto, ma oh-e non toc- per concretare il piano di as- sestamento e propugnarlo presso gli altri con I'autorith necessa- ria. l Certamente anche 1e grandi _potenze hanno fra lore diret- 'tamente questioni da appianare, 'Ma pit delle piocole esse some ;capaci di vedere yesatta portata di tali questioni, di collocarle at llprp pgsto nel lquadro della po- litica internationale, di subor- dinare, in una parola, gli inte- ressi particolari ai generali. E se questa capacita non avessero, di sarebbe davvero quafche ragio- gione di disperare. Esse debbono intendersi fra loro sui mezzi'di assicurare 1a pace, ed agire sulle altre per tirarle a parte de11'in- tesa generale. La direttivr"tu jtracciata dal Dune nel memo- rabile discorso di Torino. , l Altre potenze minori vi sono, 1e quali si fanno davvero vive lnel campo internazi-onale ed oe- 'cupano di sé largamente Patti- 'vita ginevrina. Ma qui preeisa- [meme troviamo pit aspri che Nmai particolarismi nazionalisti- 1'i i contrasti di gruxppo: di tlair 1provenrgono alle relazioni fra 1e ipotenze maggiori non correnti 'di intesa, ma impulsi di ratror- (iid contrast) 'I pericoli della ldivisione d'Europa in due campi j eontrapposti provengono in gran 1parte dalla situazione e dalyat- (tivitiy di queste potenze minori- l Basta pensare alle relazioni tra I Francia e Germania, tra Francia |e Italia per essere illuminati in (iriiiiiiiU. ca il nueleo della questione. MARIO MISSIROLI ANNO XXVI l I l

Powered by / Alimenté par VITA Toolkit
Privacy Policy